Responsabilità e cambiamento per diminuire la nostra carbon footprint
“Il cambiamento climatico ci sta drammaticamente ricordando che l’acqua non è una risorsa infinita”
Intervista a Marco Pilotti
La Seconda Edizione della Giornata provinciale dell’acqua quest’anno si terrà il 20 maggio a Desenzano del Garda. Il tema di quest’anno è: Acqua è vita, cambiamento, limiti, responsabilità. Come lo interpreta, personalmente e in quanto docente universitario esperto di questi temi?
Questo titolo mi invita ad un gioco di associazioni di pensiero a cui mi presto con piacere. C’è un trait d’union tra queste parole che non può che essere colto: non vi è dubbio sul fatto che l’acqua sia vita, poiché nessuna forma di vita evoluta è possibile senza di essa. La vita poi, come l’acqua, è cambiamento: pensiamo alla frase di Eraclito, panta rei, tutto scorre. Questa metafora, così intuitiva e allo stesso tempo efficace, ci dice che, così come è impossibile immergersi nella stessa acqua di un fiume due volte, altrettanto non si può rivivere un momento della propria vita.
D’altro canto, il cambiamento climatico ci sta drammaticamente ricordando che l’acqua di buona qualità non è una risorsa infinita, e ciò ci richiama ai limiti che, come umanità, abbiamo. E tutto questo ci conduce al senso di responsabilità, che tutti noi dovremmo sentire poiché il creato non è a nostra disposizione. Lo abbiamo avuto in eredità e ne siamo momentaneamente depositari, con il vincolo di custodirlo per le prossime generazioni.
Secondo lei, quali sono gli obiettivi dell’edizione di quest’anno della Giornata provinciale dell’acqua?
La giornata si inserisce in un filone tematico ormai ineludibile. Credo che l’obiettivo sia, in un modo o nell’altro, richiamare noi tutti alla responsabilità nei confronti dell’ambiente. Responsabilità che dovrebbe nascere dalla constatazione della sproporzione tra la perfezione della natura che ci circonda e la nostra limitatezza, e che si dovrebbe manifestare nella concretezza delle nostre azioni anche quotidiane. Ognuno di noi, infatti, a diversi livelli, può diventare attore di cambiamento.
Sappiamo che l’Università di Brescia porta avanti progetti legati all’invarianza idraulica. Ci racconti qualcosa in più su questo principio tecnico e sulle sue possibili applicazioni.
L’invarianza idraulica è un principio che mira a minimizzare l’impatto del costruito sul ciclo idrologico. Questo principio, molto tecnico, nato dalla constatazione che il modo tradizionale di costruire conduce ad una impermeabilizzazione del territorio che esaspera fenomeni di allagamento urbano, ha in realtà implicazioni molto profonde che riguardano, tra gli altri, il depauperamento delle falde, l’inquinamento delle acque superficiali, la formazione dell’isola urbana di calore e l’aumento della nostra carbon footprint.
Questo principio in Regione Lombardia ha preso corpo con una normativa, il Regolamento Regionale 23 novembre 2017, n. 7, che si allinea ad una tendenza già in atto nelle nazioni moderne, anche se inizialmente piuttosto osteggiata anche dai tecnici. La normativa pone infatti delle difficoltà che soltanto la ricerca e l’applicazione seria potranno contribuire a risolvere.
Essa implica anche dei costi aggiuntivi che in realtà si traducono in un risparmio ambientale e in una riduzione delle esternalità. Personalmente, ho sempre pensato che si tratti di una normativa meritoria, certamente perfettibile ma che avrà profonde implicazioni positive sulla qualità dell’ambiente.
Il progetto a cui tengo di più che stiamo portando avanti riguarda i laghi: può sembrare paradossale ma questi ecosistemi, così ben rappresentati nella nostra provincia, potrebbero essere tra i beneficiari della normativa del 2017, che in realtà non presta ad essi particolare attenzione. Credo che parlerò proprio di questo a Desenzano.
Marco Pilotti – Professore Ordinario di Idraulica presso l’Università di Brescia