La riqualificazione urbana: una speranza di rinascita
Nonostante l’espressione sia ampiamente utilizzata nel parlato, non esiste ancora una definizione univoca globale di “riqualificazione urbana”. Numerose enciclopedie italiane (tra cui la Treccani) ne sottolineano il carattere interdisciplinare combinando l’aspetto economico derivante dal recupero “edilizio” di un’area urbana deteriorata a quello socioculturale legato alla rinascita del luogo stesso.
Sulla nascita e sullo sviluppo del concetto le informazioni sono invece più definite. La rigenerazione urbana nasce in Inghilterra in età vittoriana come soluzione alle pessime condizioni di vita nelle città dell’epoca. Un fenomeno simile, ma nato da esigenze diverse, si è verificato a metà dell’Ottocento in Francia con l’ammodernamento parigino di Haussmann. Il processo ha avuto un enorme impatto nella storia delle città e sulla loro urbanistica. Gli esempi sono numerosi e si sviluppano nello spazio e nel tempo da Buenos Aires a Mosca, da Miami a Pechino, passando per tutta l’Europa.
La riqualificazione urbana è ancora oggi un pilastro dell’Unione Europea, in cui le aree urbane ospitano oltre due terzi della popolazione, utilizzano l’80% delle risorse energetiche e generano l’85% del Pil. Nonostante l’importanza di queste zone sia indiscutibile, sussistono numerosi problemi causati dall’alta concentrazione demografica e dal conseguente incremento della concorrenza lavorativa. Il futuro europeo si giocherà anche su questo campo attraverso la promozione di politiche urbane efficaci (vedi Agenda Urbana).
Per quanto riguarda l’Italia, gli esempi di rigenerazione urbana sono innumerevoli e si contano casi di successo da quasi tutte le regioni (quali Rovereto, Padova, Milano, Alba, Genova, Bologna, Benevento e Catanzaro). Merita un approfondimento il piano di rigenerazione urbana denominato LDV74 che si sta sviluppando a Brescia su progetto dello studio DVA (DVision Architecture), il quale si è occupato di tutte le fasi del processo ideativo e costruttivo servendosi della metodologia BIM (Building Information Model).
L’edificio in questione risale agli anni ’70 e versava da anni in uno stato di degrado e abbandono totale. Da qui la strategia di valorizzazione che ha trasformato il vecchio stabile in un esempio moderno di design e tecnologie all’avanguardia. L’intera via Leonardo da Vinci (da cui la sigla LDV – civico 74) ricucirà il tessuto urbano fra il quartiere di Via Veneto e il centro storico, rivitalizzando l’area. L’utilizzo della metodologia BIM permette di migliorare la gestione delle informazioni dell’immobile esistente con dati sempre aggiornati.
Con la creazione di questo modello high-tech, lo studio ha valutato preventivamente l’interazione tra le parti strutturali dell’edificio esistente e le parti di nuova generazione. L’edificio è frutto del nostro tempo in quanto concepito non solo con geometrie equilibrate che generano ampi spazi comuni – soprattutto verdi – ma anche con apposite aree destinate al lavoro smart.
La città di Brescia conta altri esempi di riqualificazione urbana. Scuole, magazzini, edifici sfitti, musei e capannoni industriali sono al centro di un rinnovamento che verrà ulteriormente rafforzato nei prossimi anni grazie ai contributi del PNRR. In particolare il Documento di Economia e Finanza (DEF) prevede quasi 300 miliardi di euro di finanziamenti per ammodernare il Paese come spiegato nell’Allegato Infrastrutture, Mobilità e Logistica. In questo modo la rigenerazione urbana diventerà uno strumento ancora più accessibile e potente per rilanciare le città in Italia.
Di Francesco Munari