Crisi climatica: a rischio agricoltura e livello del mare
Gli eventi meteorologici che osserviamo da diversi mesi a questa parte mettono in luce quanto il clima stia mutando: da febbraio nel Nord Italia non piove, le temperature in Europa nell’estate appena trascorsa sono state le più alte di sempre, in alcuni Paesi ci sono inondazioni inaspettate e devastanti. Secondo molti climatologi, quello che sta succedendo è solo l’inizio, e nei prossimi anni dovremmo aspettarci eventi sempre più estremi e intensi.
I pericoli derivanti dagli effetti delle mutazioni del clima avranno impatti negativi sugli ecosistemi, su alcuni settori economici, sulla salute e sul benessere delle persone. Gli scienziati di tutto il mondo hanno lanciato l’allarme sui rischi ambientali e sociali che si potrebbero innescare senza un’adeguata mitigazione delle attività antropiche, alla base di quello che sta succedendo.
Minimizzare i rischi derivanti dal cambiamento climatico globale richiede, oltre ad azioni per ridurre le emissioni di gas serra, anche attività di prevenzione per adattare la vita e l’economia a quanto potrà accadere.
Due ambiti meritano particolare attenzione e necessitano di serie politiche di prevenzione: quello agricolo e quello relativo all’innalzamento del livello dei mari.
L’agricoltura è già stata pesantemente colpita dalla crisi idrica di quest’anno: i raccolti sono diminuiti e molte colture hanno sofferto della mancanza d’acqua. In un futuro prossimo, le temperature più elevate e le variazioni delle precipitazioni potranno condizionare la quantità, la qualità e la stabilità della produzione alimentare.
Con un’adeguata attività di prevenzione e di formazione degli agricoltori, si potrebbero di fatto limitare gli impatti negativi e persino migliorare la produzione, modificando le varietà di colture, il cambiamento delle date di semina o il miglioramento dell’irrigazione.
Riguardo il livello del mare, già oggi molte regioni costiere d’Europa ne registrano un aumento. Le sempre più frequenti inondazioni di queste zone minacciano gli ecosistemi costieri, le risorse idriche, gli insediamenti abitativi e le infrastrutture produttive.
A fine secolo, in uno scenario a basse emissioni di gas serra, l’aumento del livello del mare dovrebbe attestarsi tra 20 e 40 centimetri, mentre in quello con elevate emissioni di CO2, il livello dovrebbe crescere fino a 1 metro e oltre.
Gli effetti sarebbero molto critici per molte realtà europee, in particolare nei Paesi Bassi, in Germania, in Belgio e lungo le coste del Nord Italia, dove l’esistenza stessa di Venezia, così come la conosciamo oggi, sarebbe a rischio.
Di Emilio Conti
Articolo pubblicato sul numero 7 di Riflessi, settembre 2022