La risposta ai problemi? I gestori puntano su qualità e investimenti ma i cittadini consumino meno
La definiamo Oro blu, ma in molti la vorrebbero gratis. Invece solo il rispetto di standard elevati (e costosi) può tutelare l’acqua. La trasparenza ha un ruolo cruciale per spiegarlo ai cittadini, che devono tagliare gli sprechi, e allungare la vita al ciclo idrico grazie al riuso
Della siccità si è parlato e scritto a non finire, ma cosa ne pensano le società a cui è affidata la gestione idrica? Il convegno Acqua: creare valore con la regolazione della qualità tecnica, organizzato il 14 settembre a Cremona da Padania Acque, ha visto intervenire alcuni dei principali gestori italiani e ha messo al centro del dibattito la qualità tecnica. Si tratta dei parametri che l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambienti (Arera) impiega per misurare le prestazioni dei gestori e a premiarli o penalizzarli in base al rispetto degli standard fissati: qualità dell’acqua, percentuale di perdite, riuso dei fanghi…
Un impianto regolatorio che ci mette al primo posto in Europa per definizione del perimetro, delle regole e degli obiettivi della misurazione dei gestori. Un vanto, ma anche – come ha sottolineato Andrea
Guerrini di Arera – l’ammissione indiretta che serva un’agenzia terza per certificare l’operato dei gestori, a differenza di quanto accade in Germania. Lì il gestore si autoregola e i risultati arrivano comunque: “Amburgo entro il 2028 sarà autosufficiente dal punto di vista energetico”.
All’aumento dei costi, non solo energetici, alla difficoltà a reperire materie prime, si aggiunge la sfida della qualità tecnica: per incrementarla servono investimenti, con un effetto a cascata sulle tariffe. Un dato che non viene colto favorevolmente dagli utenti, ai quali spesso non vengono forniti gli elementi necessari per capire che a una maggiore tariffa corrisponde una maggiore qualità.
Per spiegarlo è cruciale il ruolo di informazione, educazione e comunicazione. L’amministratore delegato di Padania Acque, Alessandro Lanfranchi, lo ha ribadito con forza: “Il costo dell’acqua è corretto se si considerano tutti i fattori che consentono di distribuire questa risorsa nelle nostre case e se possiamo garantire l’ottima qualità del prodotto”.
Anche Alessandro Russo, presidente del Gruppo CAP e vicepresidente di Utilitalia, si è espresso decisamente a favore della trasparenza: “La Sunshine regulation, ossia il mettere a disposizione dei cittadini tutte le informazioni per farsi un’opinione corretta, è davvero un passo importante. Il bello della trasparenza, infatti, sta anche nel vedere dove bisogna intervenire per migliorare. Non possiamo d’altra parte dimenticare che la qualità tecnica non è un obiettivo raggiunto una volta per tutte, ma ci pone sempre nuove sfide: quello che funzionava alcuni anni fa, oggi – con il cambiamento climatico in corso – potrebbe non bastare più”.
Susanna Zucchelli, Direttore Acqua Hera spa, ha sottolineato che la qualità tecnica ha offerto al sistema una grande opportunità per andare oltre i propri compiti, intesi in senso stretto: l’acqua che esce dal rubinetto “è solo una piccola parte del sistema. Pensiamo al mondo agricolo, che all’estero misura quanta acqua impiega. E’ necessario allungare il ciclo di vita dell’acqua, anche riutilizzando le acque raffinate. Noi gestori siamo pronti a renderle disponibili, ma c’è chi è pronto per riceverle?”.
Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia, avverte: “L’agricoltura si sta facendo sfuggire l’opportunità dell’acqua depurata, mentre l’industria è pronta a intervenire, portandola ai propri impianti in modo da utilizzarla per generare calore. Su questo tema non va coinvolta solo l’Autorità, ma anche i decisori politici”.
Enrico Pezzoli, presidente e amministratore delegato di Como Acqua oltre che portavoce di Water Alliance, sottolinea come gli aumenti dei costi siano tutt’altro che banali: “Da un preventivo di 200 milioni di euro ci aspettiamo di chiudere il 2022 con costi effettivi di 350 milioni. E questi costi finiranno in bolletta, finiranno per avere effetto sulla qualità, perché sono gli investimenti a garantire la qualità e gli investimenti si ripagano con la tariffa”.
I finanziamenti a fondo perduto? Il PNRR è un’ottima opportunità, ma – spiega Pezzoli – “i gestori lombardi hanno sperimentato che i comportamenti virtuosi non ricevono finanziamenti proporzionali all’impegno. Occorre fare rete fra gestori, con le province, con le autorità d’ambito e con i sindaci, che hanno un ruolo importantissimo nello stabilire le tariffe”.
“Le priorità sicuramente sono l’efficientamento e l’autonomia energetica, ma oltre a questi investimenti occorre abbattere la burocrazia: oggi un processo autorizzativo richiede diversi anni per acquisire tutte le autorizzazioni necessarie – sottolinea Russo -. Meno burocrazia e maggiore consapevolezza da parte dell’utente, che ha il diritto di essere tutelato dal punto di vista della qualità, ma ha anche il dovere di farne un uso consapevole”.
A Siviglia attualmente consumano 116 litri d’acqua per abitante al giorno, e il loro prossimo obiettivo è scendere sotto i 100 litri. Non può esserci sostenibilità senza che sia economica, sociale e ambientale: il primo modo per pagare meno è consumare meno. In Italia abbiamo ampi margini per farlo, visto che siamo contemporaneamente il Paese che consuma più acqua dal rubinetto e compra più acqua in bottiglia.
di Vanna Toninelli
Articolo pubblicato sul numero 7 di Riflessi, settembre 2022