L’importanza di cambiare le nostre abitudini
Intervista a Giorgio Bertanza
La Seconda Edizione della Giornata provinciale dell’acqua quest’anno si terrà il 20 maggio a Desenzano del Garda. Il tema di quest’anno è: Acqua è vita, cambiamento, limiti, responsabilità. Come lo interpreta, personalmente e in quanto ricercatore su questi temi?
Si parte dal presupposto fondamentale che l’acqua generi la vita. E se la vita può esistere soltanto in presenza d’acqua, quest’ultima è evidentemente una risorsa preziosissima. Non è un caso se le missioni volte a cercare la vita su altri pianeti indagano prima di tutto la presenza di tracce di acqua.
Il cambiamento, invece, lo intendo con due possibili accezioni: si fa sicuramente riferimento al cambiamento climatico, ormai una realtà e la principale sfida per gli anni a venire, ma anche alla necessaria trasformazione dei nostri comportamenti, come cittadini e governi a tutti i livelli.
I limiti, anche, sono un concetto interessante e sfaccettato. Da una parte, sono l’ostacolo a cui andiamo incontro nel cercare di modificare e affrontare la situazione di cambiamento climatico, ma dall’altro sono anche i confini che ci dobbiamo porre per lo sfruttamento delle risorse naturali sul nostro pianeta.
Infine, il tema della responsabilità, a me molto caro. Quando si parla di fenomeni dal forte impatto sociale, ognuno di noi tende a de-responsabilizzarsi, aspettandosi che siano i governi, le politiche internazionali, le istituzioni o le grandi multinazionali gli unici attori incaricati di agire; invece, ognuno di noi ha un impatto e una responsabilità. Non dimentichiamoci che – enfatizzando un po’ – il cambiamento climatico è il risultato del nostro singolo contributo moltiplicato per 8 miliardi.
Per voi quali sono gli obiettivi di questa giornata?
La Giornata Provinciale dell’Acqua è un evento rivolto alla cittadinanza che ha l’obiettivo di portare l’attenzione delle persone, anche se solo per qualche ora, sull’importanza di questa risorsa che utilizziamo quotidianamente.
L’abbondanza ci ha accompagnato negli ultimi decenni: siamo semplicemente abituati al fatto che, quando apriamo il rubinetto, l’acqua sgorghi con un getto forte e continuo. Ma non è dappertutto così e non è sempre stato così. Sono ormai pochissime in Italia le persone che hanno vissuto le ristrettezze della guerra in prima persona e che possono raccontare di quanto questa risorsa – così come tante altre, come, per esempio, l’elettricità – sia fragile e fondamentale allo stesso tempo.
In Italia poi siamo doppiamente fortunati perché, oltre ad averne in grandi quantità, abbiamo accesso all’acqua ad un prezzo molto minore rispetto agli altri cittadini europei.
Dovremmo pensare a tutto questo quando tiriamo lo sciacquone e magicamente i nostri prodotti spariscono, quando ci facciamo una lunga doccia a fine giornata o quando, per sopportare il caldo, andiamo a nuotare in piscina.
Mi racconti ora qualcosa in più sulle tecnologie e sperimentazioni di ricerca sull’idrico
Nel dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Brescia, di cui sono direttore, ci occupiamo di acqua seguendo tanti filoni di ricerca: vi sono, ad esempio, gruppi di ricerca che lavorano sulla potabilizzazione, altri sulle fognature e gli acquedotti e sulle opere di ingegneria per il contrasto al dissesto idro-geologico, si studia lo stato dei laghi alpini e dei ghiacciai, si lavora sull’uso consapevole e razionale dell’acqua in agricoltura.
Personalmente mi occupo di depurazione delle acque di scarico e in questo periodo in particolare sto lavorando all’ottimizzazione dei trattamenti di depurazione. L’obiettivo è rendere gli impianti sempre più efficaci ed efficienti, con, allo stesso tempo, un occhio all’impronta ambientale.
Nel momento in cui noi depuriamo facciamo un’opera meritoria perché puliamo le acque di scarico e le rendiamo compatibili con l’ambiente, però questa operazione, in quanto processo che mobilita risorse (energia elettrica, reattivi…), inquina a sua volta. Possibili soluzioni? La progressiva ottimizzazione energetica degli impianti e il recupero delle risorse dalle acque di scarico (l’acqua stessa, carbonio, nutrienti, fibre di cellulosa dalla carta igienica, …).
Un altro ambito sul quale stiamo lavorando molto attualmente è quello del riciclo dei cosiddetti fanghi di depurazione; il metodo elettivo per recuperare questo scarto è il riutilizzo in agricoltura. Tuttavia, i fanghi possono contenere sostanze contaminanti potenzialmente dannose per l’ambiente. I nostri sforzi di ricerca sono quindi orientati a trovare metodi per monitorare l’idoneità del prodotto e renderlo utilizzabile in piena sicurezza.
Giorgio Bertanza – Professore Ordinario e direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Brescia