Opere idrauliche su misura per i territori
“Solo parlando apertamente di siccità, allagamenti e impermeabilizzazione del suolo, si possono educare i cittadini a un buon utilizzo dell’acqua”
Intervista a Stefano Sesana
La Seconda Edizione della Giornata provinciale dell’acqua si terrà il 20 maggio a Desenzano del Garda. Il tema di quest’anno è: Acqua è vita, cambiamento, limiti, responsabilità. Come lo interpreta?
Dal mio punto di vista di tecnico, interpreto questa bellissima iniziativa come un momento volto a sensibilizzare i cittadini su una gestione virtuosa della risorsa idrica. Organizzare occasioni di confronto e condivisione su questo tema non rivolte esclusivamente agli addetti ai lavori è molto importante: solo parlando apertamente di siccità, allagamenti e impermeabilizzazione del suolo, si possono “educare” i cittadini ad un buon utilizzo dell’acqua.
Per voi quali sono gli obiettivi di questa giornata?
Per me, in quanto rappresentante dell’Ordine dei Geologi, l’obiettivo di questa Giornata è sensibilizzare i partecipanti sul tema dell’invarianza idraulica. La regimazione delle acque fino a quattro anni fa era un tema poco conosciuto, la gestione delle acque meteoriche era di tipo emergenziale, nella sostanza si realizzavano vasche di laminazione come interventi di messa in sicurezza di aree alluvionate, in Regione Lombardia mancava una norma che regolasse questa pratica. Soltanto adesso, nel 2023, si va verso un’acquisizione e una gestione seria della problematica, in conformità con la normativa regionale del 2019[1].
Io mi occupo in particolare delle cosiddette acque meteoriche, ovvero della parte delle acque di precipitazioni che non evapora e non viene assorbita, ma rimane al suolo; in un contesto in cui si alternano siccità e periodi di precipitazioni brevi, ma molto intense, la gestione di queste acque diventa un tema di primaria rilevanza.
[1] Qui il testo della normativa
Mi racconti ora qualcosa in più della sua esperienza e di best practice in termini di gestione delle acque meteoriche
I due principi alla base delle best practice per la gestione delle acque meteoriche sono riutilizzo e infiltrazione. Se il primo è più intuitivo e consiste principalmente nel riuso delle acque raccolte per altri usi, come, ad esempio, l’irrigazione, nel secondo caso occorre qualche precisazione in più. Con “infiltrazione” si intende la dispersione delle acque nel suolo o nel sottosuolo. Noi geologi tendiamo a preferire questa seconda opzione, ovviamente a valle di uno studio approfondito del contesto: vengono fatte prove di permeabilità finalizzate a misurare la conducibilità idraulica del terreno e analisi volte a definire il dimensionamento dell’opera e, di conseguenza, l’opera idraulica più adatta.
Ad esempio, in ambito di sviluppo urbano, ci è capitato di costruire sotto una strada una grossa trincea drenante che permette di smaltire direttamente le acque meteoriche nel sottosuolo. Abbiamo sfruttato la possibilità di fare infiltrazione, e contestualmente di non sovraccaricare eccessivamente il sistema fognario, canalizzando lo scarico verso un corso d’acqua. In questo caso, la trincea aveva la doppia funzione di raccogliere le acque, consentire l’infiltrazione e rilasciarle lentamente nel corpo idrico.
In altri casi invece, l’infiltrazione non è la soluzione migliore: quando il sottosuolo è impermeabile (presenza di substrato roccioso), per esempio, è impossibile far passare l’acqua. Il ricorso a sistemi a vasche di laminazione con regolatori di portata possono essere una valida alternativa: ci è capitato di farne uno su un tetto di una casa – così da evitare anche il consumo di suolo.
Le best practice sono la migliore soluzione in termini di efficacia tecnica, ma non sempre costituiscono la scelta più economica o meglio commisurata al contesto. Per chiarire: i tetti verdi sono indubbiamente una buona pratica, in quanto, soprattutto nelle grandi città, rappresentano una fonte supplementare di ossigeno molto utile; tuttavia, in contesti residenziali, all’interno di piccoli comuni di provincia, dove i costi devono essere contenuti e proporzionati al valore dell’opera, non sono la soluzione più efficace.
Intervista a Stefano Sesana, consigliere dell’Ordine dei Geologi della Lombardia