Rischio Idraulico in Valle Camonica: coinvolgimento e innovazione

Il territorio della Valle Camonica, territorio in prossimità del quale vivo e opero, è un territorio estremamente dinamico, anche dal punto di vista idraulico e morfologico. Nel 1923 fu teatro di uno degli eventi più drammatici che possano accadere, il crollo di una diga, quella del Gleno; 40 anni dopo, nel 1960, la Valle fu interessata da una alluvione epocale e negli ultimi anni è stata colpita da importanti colate detritiche, a Sonico, Ono San Pietro e più recentemente, nel 2022, a Niardo”.  

E’ Marco Pilotti, professore ordinario di Idraulica dell’Università degli Studi di Brescia, a illustrarci la situazione del territorio camuno. Da molti anni si occupa di rischio idraulico, elaborando metodi di calcolo che consentano con sempre maggiore precisione di prevedere le conseguenze di questi eventi. In questa veste, tra le altre cose, nel 2020 l’Autorità di Bacino del fiume Po lo ha incaricato di effettuare la perimetrazione delle aree allagabili per eventi di piena a vario tempo di ritorno per tutto il territorio della Valle Camonica, nell’ambito del Piano di Gestione del Rischio Alluvionale.

Può spiegarci brevemente come viene calcolato il rischio idraulico nel contesto della Valle Camonica? 

Il problema è capire quali eventi possano accadere sul territorio in un certo orizzonte temporale (per esempio, 20 anni) e come questi impattino sulle comunità presenti. L’ambito per cui questa operazione può farsi con maggiore livello di sicurezza è quello degli allagamenti, per il quale le misure di precipitazione ci consentono di definire precisamente delle finestre temporali di ricorrenza. Sulla base di scenari di precipitazione, si calcolano le portate conseguenti e poi, con modelli matematici che traducono alcuni principi dell’idraulica, si calcola in ogni punto del territorio la profondità e la velocità assunta dall’acqua. Questa informazione, unita all’analisi degli insediamenti presenti sul territorio, consente di attribuirgli una classe di rischio. Molto più complesso è il problema delle colate detritiche, per cui è difficile attribuire una ricorrenza temporale e una occorrenza spaziale sul territorio.

Quali sono i principali fattori che contribuiscono al rischio idraulico e come vengono valutati?

Il termine rischio, che nel linguaggio comune ha un significato abbastanza scontato, nel campo tecnico-normativo ha invece un significato molto specifico e si calcola come prodotto  di tre quantità: la Pericolosità, la Vulnerabilità e l’Esposizione. La pericolosità rappresenta la probabilità che in un dato punto si verifichi una situazione di pericolo per un bene esposto, che ha rispetto a questo evento un certo grado di Vulnerabilità.

Sia la pericolosità che la Vulnerabilità si calcolano con dei modelli matematici. L’Esposizione è invece conseguente alla presenza sul territorio della popolazione e di attività  economiche. Mostro sempre l’immagine seguente che ho elaborato per spiegare questo concetto. A destra non è cambiato nulla rispetto a sinistra, se non la presenza della gabbia che annulla la vulnerabilità. Quindi a destra il rischio è nullo.

In che modo la comunità locale viene coinvolta nel processo decisionale per affrontare il rischio idraulico?

Da diverso tempo è tramontata l’idea che il rischio idraulico si possa contenere solo tramite interventi strutturali, ad esempio un argine più alto. E’ sempre più importante che la popolazione sia coinvolta nel processo di contenimento del rischio mediante due processi: in primo luogo la condivisione sulle scelte di occupazione del territorio. In secondo luogo attraverso la gestione del rischio, che richiede di capire come comportarsi in corrispondenza di certi scenari.

In che modo l’Università e la ricerca scientifica contribuiscono alla comprensione e alla gestione del rischio idraulico nella Valle Camonica?

Il ruolo dell’Università è quello di studiare i problemi proponendo la metodologia migliore per affrontarli.

Ci sono progetti o iniziative di ricerca significativi legati a questo contesto?

L’Università, la Comunità Montana e la Regione Lombardia sono coinvolte in un importante progetto di monitoraggio dei torrenti Blè, Rabbia, Re e Cobello. Personalmente un obiettivo che mi sono dato è quello di estendere l’orizzonte di previsione di eventi di colata detritica, che adesso è connesso alla presenza di fondamentali sensori a strappo, ed è quindi limitato a circa 10 minuti, portandolo a qualche ora, sfruttando una complessa rete di modelli. Può sembrare poco ma significherebbe migliorare di 10 volte la capacità di previsione.